Il Dott. Alessandro Lelli negli ultimi 30 anni si è dedicato pressoché esclusivamente alla chirurgia del Ginocchio (protesica, artroscopica e ricostruttiva) e alla chirurgia della Caviglia (artroscopica e ricostruttiva).
In questo lasso di tempo ha personalmente eseguito circa 35.000 interventi così ripartiti:
Chirurgia del Ginocchio
− Chirurgia dei legamenti e meniscale: circa 18.000 interventi (Legamento Crociato Anteriore; Legamento Crociato Posteriore; comparto laterale; comparto mediale; meniscectomie; suture; trapianti)
− Chirurgia protesica: circa 7.500 interventi (protesi totale; protesi monocompartimentale; revisioni)
− Chirurgia femoro-rotulea: circa 4.000 interventi (riallineamento rotuleo prossimale; riallineamento rotuleo distale)
− Chirurgia cartilaginea: circa 3.500 interventi (trapianti di cartilagine; Trufit; PRP; impianti cellule staminali)
Chirurgia della Caviglia
− Chirurgia della tibio-tarsica: circa 1.000 interventi (tendine d’Achille; ricostruzione dei legamenti; artroscopia)
Ricostruzione del Legamento Crociato Anteriore (LCA)
L’intervento di ricostruzione di Legamento Crociato Anteriore, come lesione isolata, viene eseguito con l’utilizzo dei tendini gracile e semitendinoso.
In caso di reintervento, in pazienti in cui questi tendini siano già stati utilizzati o in selezionati pazienti in cui sia preferibile conservare i tendini flessori della gamba, la scelta, concordata col paziente debitamente informato sulle motivazioni, è quella di utilizzare il tendine rotuleo, tendini di banca o i tendini controlaterali.
La tecnica prevede un’unica incisione di circa 2 cm, sul lato antero-mediale della tibia, via di accesso sia per il prelievo dei tendini gracile e semitendinoso, sia per la fissazione tibiale del trapianto futuro.
L’intervento avviene poi interamente per via artroscopica. Durante l’artroscopia vengono sempre controllati lo stato della cartilagine, dei menischi e dei legamenti della troclea femorale (di tutte le strutture coinvolte nella mobilità del ginocchio). L’esecuzione del tunnel femorale, secondo la tecnica utilizzata dal Dott. Lelli, rispetta meticolosamente la tipologia di anatomia del paziente; é quindi una tecnica personalizzata, avviene durante l’artroscopia ricercando sempre una “Ricostruzione Anatomica per via Antero-Mediale”, con l’obiettivo di posizionare il nuovo legamento nella stessa posizione del precedente. Questo assicura la migliore funzionalità dello stesso nell’immediato e soprattutto il follow-up migliore nei 3-5-10-20 anni successivi.
La fissazione del legamento, sia femorale che tibiale avviene con mezzi di sintesi riassorbibili in circa tre anni.
L’anestesia è spinale o, raramente, centrale
I tempi di recupero sono soggettivi e variano in relazione all’età del paziente, alle condizioni del proprio ginocchio ed all’attività riabilitativa svolta. Al momento delle dimissioni viene consegnato al paziente un opuscolo informativo con indicazioni generali da seguire durante il periodo riabilitativo.
Ricostruzione del Legamento Crociato Posteriore (LCP)
Il Dott. Lelli è uno dei pochi chirurghi in Italia che esegue la ricostruzione del Legamento Crociato Posteriore.
Per questo tipo di intervento si ha la necessità di prelevare altri due tendini, oltre a quelli necessari per la ricostruzione del LCA e possono essere il gracile e semitendinoso della gamba controlaterale, il tendine rotuleo o i tendini di banca. L’intervento avviene con le stesse vie di accesso del precedente, prevede quindi un’unica incisione ed avviene rigorosamente in un unico tempo chirurgico. La fisioterapia è sovrapponibile alla precedente anche se i tempi sono più lenti.
Trattamento di lesioni meniscali
La scelta sul trattamento della patologia meniscale è di tipo conservativo a meno che non si tratti di lesioni specifiche che impediscano la normale attività quotidiana.
Il menisco è infatti privo di irrorazione sanguigna, eccetto in zone ben specifiche. Questo esclude la possibilità di riparazione spontanea, ma soprattutto di rigenerazione dopo la chirurgia. L’asportazione, di parte o tutto, del maggiore ammortizzatore del ginocchio, più conosciuta come “pulizia del menisco”, non prevede infatti alcuna sostituzione o ricrescita dello stesso.
Il trattamento del trauma meniscale prevede un protocollo R.I.C.E (rest, ice, compression, elevation) per cui si consiglia di mettere a riposo l’arto, utilizzare il ghiaccio (con applicazioni di alcuni minuti, da ripetere più volte al giorno), tenere una posizione di scarico ed assumere eventualmente antiinfiammatori o analgesici, solo dopo aver consultato il proprio medico.
Solo dopo un periodo di attesa e l’esecuzione di esami strumentali per valutare la tipologia del danno e la limitazione funzionale, si deciderà di optare per il trattamento artroscopico.
La meniscectomia prevede l’asportazione della porzione lesionata del menisco, cercando di essere il più conservativi possibile.
L’intervento avviene per via artroscopica, prevede due fori lateralmente alla rotula e l’immediato recupero dell’articolarità.
Il paziente deve essere informato che l’esito dell’intervento è un contatto diretto delle superfici articolari della tibia e del femore con accelerazione del processo di degenerazione della cartilagine ed esposizione del paziente all’evenienza di artrosi precoce negli anni successivi.
L’anestesia può essere spinale o locale.
In caso di lesione nella “Red Zone” (la zona irrorata del menisco), può essere eventualmente eseguita una sutura meniscale con tempi di recupero di circa 6 mesi.
Patologia cartilaginea
La cartilagine articolare è il tessuto di rivestimento delle superfici articolari che, in condizioni normali, facilità lo scorrimento delle stesse minimizzando l’attrito.
Il tempo, o pregressi interventi chirurgici, espongono la cartilagine ad usura, inizialmente della stessa e successivamente delle superfici ossee determinando così artrosi.
Terapia medica: non esistono farmaci, con evidenze scientifiche, che inducano la ricrescita della cartilagine.
Le terapie fisiche o strumentali consigliate ad ogni paziente, a seconda del caso specifico ed in base all’età, al grado di compromissione e al grado di limitazione possono migliorare la sintomatologia, l’autonomia del paziente, ma non lo stato dell’articolazione.
Terapia chirurgica: la chirurgia prevede varie tipologie di tecniche che possono essere eseguite in artroscopia o tramite un’unica incisione per “scoprire” interamente la zona interessata, nel caso di lesioni gravi o multiple.
Il trattamento chirurgico prevede:
– Microfratture
– Perforazioni
– Abrasioni
Tutte queste tecniche hanno lo scopo di indurre il sanguinamento che convoglia cellule ematiche che possono stimolare la formazione di nuovo tessuto.
Il limite di queste procedure è che il tessuto di riparazione non è cartilagine ialina bensì tessuto poco elastico e poco duraturo nel tempo.
– Trapianto di cartilagine
In questo caso viene prelevato un cilindro cartilagineo, da una zona di scarso carico, che viene impiantato nel punto femorale della lesione previa preparazione della superficie articolare ed accurata misurazione della stessa.
I cilindri possono essere multipli.
La ripresa sarà indicata ad ogni paziente in base alla tipologia della lesione e della scelta chirurgica.
Lesione Collaterale
La lesione del Legamento Collaterale Mediale isolata va incontro a guarigione spontanea.
Nel caso sia associato a concomitante lesione che richieda un trattamento chirurgico e quindi prevedibilmente il trauma sul collaterale mediale sia di media-grave intensità (con distacco completo del legamento dalla sua base di impianto) l’intervento prevede l’utilizzo di fili da sutura e il ripristino dell’anatomia dello stesso.
Il Legamento Collaterale Laterale invece viene suturato con la stessa tecnica o ancorato alla superficie femorale con l’utilizzo di ancore o viti che assicurino la fissità e fili da sutura che ricostruiscano l’anatomia dei fasci del legamento.
L’anestesia è spinale.
Il ripristino della articolarità dovrà essere progressivo e dovrà iniziare dopo circa 20 giorni dall’intervento chirurgico.
Tendinite rotulea
La tendinite rotulea è una patologia frequente e può essere dovuta ad uno scorretto carico sul ginocchio, all’utilizzo di calzature sbagliate, alla pratica di attività sportiva su terreni irregolari o ad allenamenti troppo intensi o scorretti.
Viene generalmente trattata con scarificazioni o con infiltrazioni di PRP (Plasma Ricco di Piastrine).
L’anestesia è spinale.
Il recupero funzionale è pressoché immediato.
Protesi di ginocchio
Il trattamento della patologia artrosica è conservativo fino a quando il paziente non inizia a lamentare una seria limitazione delle attività quotidiane, un dolore non più gestibile farmacologicamente ed il conseguente rischio di compromettere altre articolazioni.
L’intervento prevede la sostituzione delle superfici articolari usurate con protesi di ginocchio. La scelta della tipologia di protesi è legata al grado di compromissione del ginocchio ed al tipo di paziente (età, allergie ai metalli, attività, complicanze, aspettative). Il paziente viene preventivamente informato che la scelta della tipologia dell’impianto potrebbe essere cambiata, rispetto a quello che si era indicato precedentemente, durante l’intervento chirurgico in base all’anatomia ed ai difetti ossei che spesso si evidenziano solo durante l’intervento.
L’anestesia è spinale.
La riabilitazione viene iniziata in seconda giornata, dopo la rimozione del drenaggio.
La dimissione dal reparto è prevista dopo circa 10 giorni, quando il paziente può camminare autonomamente, con l’ausilio delle stampelle, e salire le scale.
Lesioni Tendine d’Achille
La tecnica chirurgica di riparazione della rottura è “open”. Si predilige infatti il campo operatorio aperto anche per l’utilizzo, dopo la sutura del tendine, di gel piastrinico.